QUEL CHE SUCCEDE IN QUESTI GIORNI HA DELL’INCREDIBILE. I tumulti sociali che hanno scosso la Turchia nelle ultime settimane sono stati accompagnati da nuove forme di comunicazione veicolate per lo più da supporti immagine e video, slogan brevi e concisi, poster, locandine ed elaborazioni digitali (dai volgari ritocchi di photoshop ai più sofisticati collage digitali).
Guardando a ciò che resta, è possibile scorgere l’orizzonte di almeno una rivoluzione. Quella dei codici e delle espressioni artistiche. Quella che ha visto come protagonista assoluta l’ARTE FIGURATIVA! Ne è esempio chiave il “DURAN ADAM”. L’UOMO CHE SI FERMA. Affiancato dalla sua antitesi, “DURAN ADAMA KARSI DURAN ADAM”.
Da qui si potrebbe spiccare il volo con le più disparate teorie concettuali su ciò che si vuole significare… ma non ci lasceremo sedurre dalla voglia di dare spazio a fantasticherie pseudo – intellettuali. Incuriosisce ed avvince la rapidità con cui questo atteggiamento, questa iniziativa, questo fenomeno dilaga in tutto il mondo. Nel giro di poche ore le piazze dei più diversi paesi si popolano di vere e proprie “installazioni viventi” … da fare invidia a Daniel Buren in persona!
Lasciandomi stuzzicare dalla tentazione della lungimiranza, stavolta non posso sottrarmi all’attitudine razionale ed analitica dell’ “appassionata” d’arte. E’ noto come in seno al mondo turco d’Anatolia le Arti si siano sviluppate lungo la scia tradizionale islamica (arabo-persiana prima, ottomana poi), privilegiando pertanto codici espressivi diversi da quello figurativo.
Sebbene in maniera acerba, l’Arte Figurativa è comunque presente nel segmento del Contemporaneo. Scenario che, in Istanbul, è monopolizzato dall’ Arte Concettuale, espressa attraverso soluzioni complesse, destrutturate, che in alcuni, troppi casi giungono a decontestualizzare l’opera fino svuotarla del concetto stesso; rendendone così confuso ed inaccessibile l’eventuale messaggio.
Un ottimo spunto per riconsiderare da una doppia prospettiva il ruolo e la funzione sociale dell’arte. Se avessi una galleria o svolgessi un ruolo chiave nel settore dell’arte contemporanea, in Turchia o in altre parti del mondo, non esiterei un istante a lanciare la proposta per una super mega collettiva di arti figurative inerente i tumulti di Istanbul. I benefici sarebbero trasversali.
L’Arte figurativa ha infatti il grande vantaggio di accorciare le distanze coi fruitori grazie al suo linguaggio immediato, che non necessita di una estrazione culturale d’élite e che quindi immediatamente apre la via a nuovi segmenti di mercato. In tal senso ed ampliando ancora l’orizzonte, operatori e galleristi potrebbero avere l’opportunità di dare un nuovo slancio al mecenatismo attivo, creando piattaforme culturali e di legalità entro cui dare spazio alle nuove tendenze sociali.