Gli ottomani in Italia

Mi è arrivato stamattina un invito per una conferenza alla quale purtroppo non potrò partecipare. Il titolo è in realtà molto invitante, su un tema di cui so molto poco: “The Ottomans in Italy“; è in programma fra un paio di settimane, il 19 ottobre: ma la sede è decisamente fuori mano, l’Aga Khan Museum di Toronto.

Peccato davvero, perché a parlare sarà il professor Walter B. Denny dell’università del Massachusetts ad Amherst: docente di storia dell’arte, uno dei massimi esperti al mondo di tessili e tappeti ottomani (a lui si devono studi, libri e mostre importanti). La  storia dell’arte e la storia dei tessili – in particolare tappeti – sono visceralmente legate da un principio di “mutuo soccorso”:  vi sono numerosissimi esempi ma per citarne uno tra i più interessanti, Oktay Aslanapa nel ricostruire mille anni di storia dei tappeti turchi ne ripercorre la storia e l’iconografia analizzando autori europei da Giotto a Niccolò di Buonaccorso, da Hans Holbein a Lorenzo Lotto 🙂 

Ovviamente sono a conoscenza degli scambi fiorenti tra l’impero Ottomano e gli stati italiani in epoca rinascimentale e barocca, commerciali ed artistici ai massimi livelli: tanto da coinvolgere persino Leonardo e Michelangelo, o Palladio. Però, mi piacerebbe scoprire in cosa consiste“l’impatto duraturo” delle influenze ottomane sulla nostra arte del Rinascimento e del Barocco: il tema specifico dell’intervento di Denny.  Me lo sono sempre chiesta anche io, visto che su come l’arte barocca abbia influenzato gli ottomani abbiamo un’idea chiarissima 🙂  Ad ogni modo senza mai aver potuto approfondire troppo ho avuto una intuizione e credo che un elemento sia la geometria delle architetture  in particolar modo nell’ottagono. Nel mio paese c’è un battistero barocco a forma di ottagono su cui hanno lavorato 3 architetti diversi ; sembra la fotocopia di un “turbe” tomba monumentale ottomana. Curiosando tra le vite di questi 3 malcapitati che si erano susseguiti al servizio della famiglia dei Cenci – Bolognetti lessi che uno di loro aveva avuto una formazione a Venezia, dove i legami culturali con Istanbul e la Turchia erano fruttuosamente intensi. Chissà cosa ha svelato Denny ma esisteranno pubblicazioni? Potrebbe essere un bellissimo dottorato. 

Aggiungo che questa conferenza – come in tutti i musei seri – fa parte di un ciclo di conferenze che hanno funzione di approfondimento di una mostra: quella basata sulla collezione privata di Alessandro Bruschettini (imprenditori farmaceutici) – tessuti preziosi, tappeti, ceramiche policrome di Iznik, oggetti intarsiati in metallo, manoscritti e miniature – già esposta a Genova tre anni fa fa nell’iniziativa “Arte Ottomana, 1450 – 1600. Natura e Astrazione: uno sguardo sulla Sublime Porta” (Genova e Istanbul avevano attivato un programma di eventi e scambi culturali, poi abbandonato). Che gran peccato!  Noi Italiani a Istanbul siamo davvero di casa!